In un mondo disposto a tutto pur di apparire e ottenere visibilità, un artista, o meglio uno street artist, va controcorrente. Esponente di un’arte di strada, più fuori che dentro la legge, fa di necessità virtù, imponendo la sua presenza con l’assenza, il mistero e l’anonimato.
L’ha fatto anche a Torino con la mostra The World of Banksy (Il Mondo di Banksy) nella Sala degli Stemmi della Stazione di Torino Porta Nuova. Il suo nome d’arte è per l’appunto Banksy e si legge Banxi (più volte io stessa l’ho pronunciato in modo sbagliato). Le sue opere sui muri di città europee e d’oltreoceano hanno raggiunto cifre da capogiro, rivalutando la street art, spesso relegata ai margini della legalità, insieme ai suoi artisti: writer, graffittari e muralisti.
Oltre a rivoluzionare il mercato dell’arte, smanioso di inglobare le sue opere, Banksy è anche riuscito a trasferire su muro la propria visione del mondo: politicamente e socialmente impegnata, ironica, sarcastica, paradossale e dissacrante. Il tutto con una semplicità e immediatezza tanto geniali quanto disarmanti.
Indice dell'articolo: con un clic vai al paragrafo di tuo interesse
- 1 The World of Banksy Torino
- 2 La tecnica di Banksy: lo stencil
- 3 I soggetti più ricorrenti delle opere di Banksy: i topi
- 4 Non solo topi, ma anche scimmie in The World of Banksy Torino
- 5 Dagli animali alle persone: le icone pop in The World of Banksy Torino
- 6 Banksy e le autorità
- 7 La guerra nelle opere di Banksy
- 8 Banksy e il mondo dell’infanzia
- 9 Banksy contro il consumismo
- 10 Chi è Banksy: le ipotesi sulla sua identità
- 11 Conclusioni su The World of Banksy Torino
The World of Banksy Torino
La fama di Banksy ha raggiunto anche diverse città italiane, tra cui Torino, in un evento che permette di immergersi nella storia dell’artista, per quel poco che conosciamo, e nella riproduzione di cento sue opere. Dall’inizio degli anni Duemila fino ai giorni nostri, la sua arte è stata criticata e osannata, scoperta quasi per caso, deturpata, cancellata, persino tritata, copiata e replicata su qualsiasi superficie possibile.
Entrare in The World of Banksy a Torino è sorprendente, a partire dalla location in cui è allestito il percorso. La Sala degli Stemmi è un ambiente ottocentesco, adibito a biglietteria della stazione Porta Nuova, quando Torino era la prima capitale del Regno d’Italia.
La sua volta a botte è scandita da oltre cento stemmi, che danno il nome alla sala, a rappresentazione delle città raggiungibili in treno da Torino con relativa distanza chilometrica. L’arte moderna ufficiale e istituzionale incornicia quella contemporanea urbana e proibita, che si impone come protagonista, in un binomio inconsueto e suggestivo.
La tecnica di Banksy: lo stencil
Banksy si spinge oltre la tela e il classico pennello. La sua tela è il muro. Il suo pennello è lo stencil, che ben presto sostituisce la bomboletta spray e la matita per il disegno a mano libera. Per stencil, si intende una maschera o sagoma realizzata su un supporto (come il cartoncino) da cui intagliare forme, simboli o lettere, riempiti di colore nella parte vuota, per poi riprodurre il disegno in serie.
Questa tecnica si rivela perfetta per eseguire lavori nel più breve tempo possibile ed evitare la cattura da parte delle autorità per vandalismo. Banksy, infatti, impiega quindici minuti per completare le sue opere. A tal proposito, quali sono quelle più celebri? E dove le puoi trovare? Te lo racconto nei prossimi paragrafi, a partire dai soggetti più ricorrenti, marchio di fabbrica dello street artist. Per saperne di più, continua a leggere l’articolo!
I soggetti più ricorrenti delle opere di Banksy: i topi
Le prime opere di Banksy si trovano a Bristol, città natale dell’artista, dove alla fine degli anni Novanta Banksy muove i primi passi tra le file dei writer locali, per poi realizzare le sue opere sui muri di mezzo mondo. Tra i soggetti ricorrenti ci sono i topi con i quali Banksy, in qualità di street artist, ritiene di avere una certa affinità.
I topi… esistono senza permesso. Sono odiati, cacciati e perseguitati. Vivono in una quieta disperazione tra la sporcizia. Eppure, sono in grado di mettere in ginocchio intere civiltà.
Tutto ciò trae origine da uno dei fondatori dei graffiti stencil: l’artista francese Xavier Prou, aka Blek Le Rat. A parte il fatto che Rat significa ratto in francese e che il termine è l’anagramma di Art, è proprio Le Rat a disegnare per primo i topi per le strade di Parigi, influenzando Banksy, sia da un punto di vista tecnico che tematico.
E per rendere omaggio a chi l’ha preceduto nella patria dello stencil, nel 2018 vicino al Centro Pompidou, Banksy realizza The Rat near the Pompidou Center. Qui il topo con il muso coperto da una sciarpa sta per lanciare una bomba. Questi roditori diventano così non solo i protagonisti di numerose opere disseminate per l’Inghilterra e per il resto del mondo, ma anche l’alter ego di Banksy stesso.
Se sei sporco, insignificante e non amato, i topi sono il sommo modello di riferimento.
Ed è facile intuirne il motivo, in un’epoca in cui gli street artist sono costretti a vivere nella penombra, se non nella più totale oscurità, in un malfamato contesto underground, con la paura di fare la fine del topo… in gabbia.
If Graffiti Changed Anything
Ce lo ricorda bene con If Graffiti Changed Anything, in cui Banksy nel lunedì di Pasquetta del 2011 a Fitzrovia nel cuore di Londra adatta un vecchio slogan anarchico, coniato da Emma Goldman: Se votare cambiasse qualche cosa, sarebbe illegale in: Se i graffiti cambiassero qualche cosa, sarebbero illegali, che sembra scritta con il sangue dalla zampa del topo rappresentato. Il tutto per evocare la repressione dura ai danni degli street artist in quegli anni.
Rat and Champagne
D’altro canto, il topo è anche il perfetto ambasciatore di messaggi sociali, basti pensare a opere come: Rat and Champagne. Qui lungo una scalinata nel quartiere Montmartre, nel 2018 Banksy raffigura un secchiello di ghiaccio con dentro una bottiglia di Champagne appena stappata, da cui parte un tappo in volo, pilotato da un topo. Il vino pregiato rappresenta la ricchezza, il benessere e, più in generale, i traguardi raggiungibili dalla classe operaia, il topo, migliorativi della propria condizione, a forza di lottare in modo coeso.
My Wife Hates It When I Work From Home
E vogliamo parlare della sottile ironia di: My Wife Hates It When I Work From Home? (Mia moglie odia quando lavoro da casa) in cui durante il lockdown Banksy, costretto in quattro mura come tuttə noi, riempie il bagno con i suoi amati roditori, intenti a mettere a soqquadro la stanza… Al di là del fatto che all’epoca era difficile stabilire chi fosse più in gabbia: gli esseri umani o i topi, i dettagli di questi animaletti sono esilaranti. Ognuno è impegnato a commettere un piccolo atto sovversivo e la finta dinamicità dei topi incontra la reale fissità degli oggetti in un’opera di grande impatto.
Non solo topi, ma anche scimmie in The World of Banksy Torino
La scimmia è un’altra fedele compagna delle opere di Banksy, in cui il riferimento a L’Alba del Pianeta delle Scimmie è cercato e voluto. Infatti, come nel romanzo e poi nel film le scimmie assoggettano l’umanità al loro volere, Banksy denuncia l’atteggiamento prevaricatore degli esseri umani, lanciando un monito su un possibile ribaltamento della situazione.
Il cartello indossato dalla scimmia protagonista dell’opera, intitolata: Laugh now, lo lascia presagire. Basta leggere la frase che completa il titolo dell’opera: Laugh now, but one day we’ll be in charge, traducibile in: Ridete adesso, ma un giorno saremo noi a comandare.
Un discorso analogo vale anche per la scimmia esplosiva, con le zampe sul detonatore, pronta a far saltare tutto per aria. Con altrettante intenzioni bellicose, è Monkey Guns che, pistole in mano, sembra pronta a mirare a chi la sta osservando.
Dagli animali alle persone: le icone pop in The World of Banksy Torino
E se la scimmia sarà la specie dominatrice del mondo, a quale icona umana Banksy può ispirarsi per un’altra sua celebre opera? La Regina Elisabetta, che diventa la Monkey Queen (regina scimmia). Non è chiaro se il messaggio sia elevare la scimmia allo status di sovrana o ironizzare sulla monarchia inglese.
A proposito dell’irriverenza di Banksy nei confronti delle autorità britanniche, l’artista prende anche di mira Churchill. Lo statista diventa un politico punk con tanto di cresta verde fosforescente, a mo’ di prato inglese. Tra i personaggi più iconici rientrano anche le celebrità del jet internazionale. Un esempio è l’attrice Marylin Monroe, rappresentata come nel capolavoro di Pop Art di Andy Warhol, al cui viso si sovrappone quello della top model Kate Moss.
Banksy e le autorità
Altre protagoniste delle opere di Banksy sono le forze dell’ordine. Queste ultime sono spesso rappresentate in atteggiamenti insoliti, ben lontani dall’istituzionalità del loro ruolo. È il caso di Queen’s Guard Pissing, la guardia reale che urina contro un muro di Londra.
Come l’artista e i suoi colleghi street artist sono spesso presi di mira dalle autorità, Banksy si rivale nei loro confronti. Le spoglia del loro potere e le ridicolizza, come in Rude Copper. Quest’opera è la prima stampa commerciale di Banksy, rilasciata nel 2002. In particolare, ritrae con una complessa profondità di campo, il poliziotto maleducato al centro della scena, che alza il dito medio.
Un altro esempio è il celebre murales Kissing Coppers, che raffigura due poliziotti intenti a baciarsi in modo appassionato. Quando compare sul muro del pub Prince Albert a Brighton nel 2004, quest’opera genera grande clamore. Lo stesso accade con Policeman Searching Girl del 2007. Qui Banksy polemizza contro un provvedimento che autorizza le forze dell’ordine a perquisire chiunque sia ritenuto sospetto. Ed ecco perché il poliziotto viene raffigurato mentre controlla una bambina inerme.
Un’altra opera che rappresenta una scena simile è Stop and Search. In questo caso un agente di polizia perquisisce una bambina iconica e fantastica: Dohothy del Mago di Oz. Il personaggio è raffigurato con le fattezze di Judy Garland, l’attrice che ne ha reso immortale il personaggio nel film del 1939. Il tutto come a evocare il superamento dei confini reali da parte della legge. In altre parole: quando la realtà supera la fantasia.
Scenario opposto è quello presente in Girl Frisking a Soldier del 2005, in cui una ragazzina perquisisce un soldato. Il significato sta nell’importanza di invertire i ruoli, soprattutto se calata nel posto in cui quest’opera è stata realizzata: un muro in Cisgiordania. L’opera originale è sormontata dal graffito: Free Palestine (Palestina Libera), inequivocabile presa di posizione di Banksy nei confronti del conflitto arabo-israeliano.
La guerra nelle opere di Banksy
La Palestina è un luogo del cuore per Banksy, dove nel corso degli anni realizza numerose opere. Il tutto per sensibilizzare le persone nei confronti di uno scontro tanto sanguinario quanto interminabile e al tempo stesso condividere un messaggio di speranza. Un esempio celebre è: Rage, Flower Thrower (Rabbia, Lanciatore di Fiori), scoperto su un muro di un garage sull’autostrada per Beit Sahour a Gerusalemme. Qui un uomo con la bocca coperta da una sciarpa e in testa un berretto da baseball sembra pronto a sferrare un attacco. Banksy lo ritrae intento a lanciare un mazzo di fiori, al posto di una molotov o di una pietra. Il messaggio di pace e di speranza è chiaro e immediato.
Lo stesso fa con Flying Balloon Girl del 2005, in cui una bambina prende il volo aggrappata a dei palloncini, per augurare un ritorno alla leggerezza ai più piccoli, appesantiti dalle atrocità provocate dagli adulti. In particolare, quest’opera è stata realizzata sul muro di Betlemme, costruzione di cemento di 9 metri di altezza, che si estende lungo i quartieri arabi di Gerusalemme, in corrispondenza del confine fra gli agglomerati della città santa e di Betlemme fino alla Cisgiordania.
Banksy e il mondo dell’infanzia
I bambini sono protagonisti ricorrenti delle opere di Banksy e veicolano messaggi tanto potenti quanto enigmatici. È il caso della celeberrima Girl with Balloon del 2002. In quest’opera non è chiaro se alla bambina sia sfuggito di mano il palloncino rosso a forma di cuore oppure se stia cercando di acchiapparlo, protesa verso il suo gioco che probabilmente tale non è. Può infatti simboleggiare amore, speranze, sogni, obiettivi o forse la sua stessa infanzia, l’innocenza, oppure la gioventù, che vola via.
La volatilità di quest’opera diventa oggetto di grande clamore, quando la sua riproduzione su carta si autodistrugge, una volta battuta all’asta per più di un milione di sterline. Banksy infatti ha installato un trita-documenti all’interno della cornice da azionare a distanza. Ancora una volta l’artista è riuscito a lasciare il segno e far parlare di sé con un gesto dimostrativo, senza imporre la propria presenza.
Oltre a Girl with Balloon
Come Girl with Balloon, un’altra opera che ha protagonista un bambino con un palloncino è No future del 2010. A differenza di Girl with Balloon, già il titolo dell’opera che campeggia a caratteri cubitali a mo’ di didascalia non lascia presagire nulla di buono. E il messaggio palesemente negativo è alleggerito e reso più sopportabile dalla O. La vocale è anche il palloncino, da cui parte un filo tenuto dal piccolo, che distoglie lo sguardo mentre è seduto immerso nei suoi pensieri.
E per un bambino senza futuro, c’è una ragazzina con un ombrello che, anziché ripararla, è la causa stessa della pioggia. Si tratta di The Umbrella Girl che offre un drammatico parallelismo con le dighe di New Orleans. Invece di proteggere la popolazione dall’uragano Katrina del 2005, queste infrastrutture ne hanno provocato la morte, sfaldandosi al suo passaggio.
Banksy contro il consumismo
Scenari di guerra e d’infanzia rubata sono quelli evocati da Napalm Can’t Beat that Feeling. La protagonista è Kim Phuc, bambina di nove anni tristemente nota per essere stata fotografata nuda e urlante, mentre fugge a causa di un attacco americano durante la guerra del Vietnam (1972). A tenerla allegramente per mano, non curanti della sua disperazione, ci sono uno per parte Ronald McDonald e Topolino.
A proposito di quest’ultimo, la critica nei confronti del mondo magico costruito da Walt Disney prende forma dal 21 agosto al 27 settembre 2015 nel dismesso centro balneare Tropicana a Weston-super-Mare nel Somerset. Qui Banksy realizza a proprie spese il Dismaland Bemusement Park, una versione distorta e grottesca di quello che dovrebbe essere un parco di divertimenti disneyano. Oltre a dieci lavori di Banksy, il parco a tema per famiglie, inadatto ai bambini, così come venne definito, ospita le opere di altri cinquantotto artisti. Il parco dei disorientamenti ottiene un successo inaspettato: accoglie centocinquantamila visitatori e produce un indotto di venti milioni di sterline.
Sacro e profano in Banksy
In forte polemica nei confronti di una società consumistica, dove il dio denaro regna sovrano, Banksy realizza nel 2004: Christ with Shopping Bag. La traduzione in italiano è: Cristo con le borse della spesa e ritrae Cristo crocifisso che tiene in mano delle borse e dei pacchetti infiocchettati. Il riferimento allo sfrenato shopping natalizio è palese. Oltre a denunciare il generale consumismo dilagante, Banksy sottolinea come Natale sia diventato una delle ricorrenze di maggiore isteria consumistica collettiva. Di di certo non gli si può dare torto, basti pensare allo spirito con il quale i nostri genitori e nonni vivevano questo momento. Per un piacevole e nostalgico ritorno al passato, leggi il mio articolo: Natale Presente, Passato e Futuro in Piemonte.
Sempre sovrapponendo sacro e profano, Banksy realizza nel 2006: Sale ends. La scritta è anche presente nell’opera con l’aggiunta di today, come un grande cartello di fronte al quale si prostrano in preghiera quattro figure velate. La sua traduzione in italiano si riferisce alla fine delle vendite o dei saldi, quindi al termine ultimo per effettuare acquisti. Tale scadenza viene accolta con enorme dispiacere e costernazione dai quattro personaggi in ginocchio, come la notizia della morte del Salvatore. Ancora una volta la passione per lo shopping sostituisce la passione di Cristo.
Un barlume di speranza, grazie alla fiducia riposta nel buon senso, nell’intelligenza e nel libero arbitrio, illumina Trolley Hunters. In quest’opera del 2007, Banksy rappresenta l’umanità come cacciatrice primitiva. Armata di lancia e mazza, è pronta a difendersi da due carrelli del supermercato che avanzano minacciosi verso le tre figure.
Dello stesso anno è Very Little Helps, in cui un gruppo di bambini, in una sorta di giuramento di fedeltà, innalza la bandiera di Tesco. Quest’ultima è una multinazionale britannica di generi alimentari, primo gruppo di distribuzione del Regno Unito e uno dei maggiori in Europa. Nell’opera il colosso commerciale sostituisce perciò il Paese e i relativi ideali di Nazione e di comunità, per ironizzare ancora una volta sulla società consumistica.
Chi è Banksy: le ipotesi sulla sua identità
Dopo aver descritto alcune delle opere più celebri e più significative di Banksy, si ha l’impressione di conoscere un po’ meglio il misterioso street artist. In realtà, sappiamo ben poco sulla sua identità. Circolano alcune ipotesi su chi sia, mai confermate né smentite dall’artista stesso. Perciò, mi limito a riportare qui di seguito le due più gettonate, continuando a fantasticare sul suo conto.
Entrambe partono dal presupposto che il vero nome di Banksy sia Rob (Robert oppure Robin). Perciò, dietro allo pseudonimo di Banksy si celerebbe Robert Del Naja, fondatore del noto gruppo musicale inglese Massive Attack. Oltre ad essere un musicista, Del Naja è stato anche uno street artist di successo, conosciuto con il nome d’arte di 3D. A lui, Banksy stesso ha dichiarato più volte di essersi ispirato. E come se non bastasse, entrambi sono originari di Bristol: solo coincidenze?
Una valida alternativa potrebbe essere Robin Gunningham, artista britannico e studente della Bristol Cathedral Choir School. Oltre a Bristol, città nativa di Bansky e di formazione di Robin, ci sarebbero alcuni video e una ricerca scientifica condotta dall’Università Queen Mary che ha trovato delle corrispondenze tra gli spostamenti di Gunningham e la comparsa dei graffiti di Banksy. Anche qui è lecito chiedersi se si tratti solo di casualità.
Conclusioni su The World of Banksy Torino
Al di là delle illazioni, una volta che il talentuoso artista continua a farci riflettere, a ispirarci, oltre a strapparci un sorriso, anche se amaro, abbiamo davvero bisogno di sapere chi è Banksy?
Forse è più opportuno rispettare la sua privacy e ammirarne il coraggio, la determinazione, l’anticonformismo e la furbizia, soprattutto se ci soffermiamo sulle parole che ha pronunciato relative all’anonimato.
Non so perché le persone siano così ansiose di sbandierare i dettagli della propria vita privata; dimenticano che l‘invisibilità è un superpotere.
Tu che cosa ne pensi a tal proposito? Inoltre, hai già avuto occasione di trovarti di fronte a delle opere di Banksy, se non nei luoghi dove sono state realizzate, in qualche mostra come The World of Banksy a Torino o in altre città italiane? Le hai apprezzate, al di là della tecnica, anche per il loro messaggio? Fammi sapere nei commenti: sono curiosa di leggere la tua esperienza!
Le informazioni contenute in questo blog post sono tratte dai pannelli descrittivi e dai supporti audiovisivi installati lungo la mostra: The World of Banksy Torino. Sono state inoltre integrate dagli approfondimenti presenti all’interno della rassegna del Corriere della Sera: Arte Contemporanea – I Protagonisti: Banksy, a cura di Flaminio Gualdoni.
Je ne connaissais pas Bansky, merci pour toutes les commentaires et explications concernant ces oeuvres, c’est un artiste engagé qui fait passer plein de messages à travers ces oeuvres
J’ai beaucoup apprécié, félicitations Cristina pour cet article !!
Rina