Il Piemonte, e in modo particolare la provincia di Cuneo, è un luogo magico, popolato da creature fantastiche che da secoli trovano nei boschi il loro habitat naturale e rifugio sicuro. Tra i tanti esseri del folclore popolare, rientrano i protagonisti di questo articolo: i Sarvan o Sarvanot (diminutivo del primo termine).
Assieme alle masche, che abbiamo già incontrato in un blog post precedente, i Sarvanot ci restituiscono l’immagine di un mondo suggestivo, affascinante e misterioso. Si tratta di un universo dominato da fenomeni naturali inspiegabili, spesso giustificati con il ricorso a credenze, tradizioni e superstizioni, che vedono il retaggio pagano confondersi con la religione cristiana.
Tutto ciò si rivela infatti la risposta più plausibile ai tanti perché della vita quotidiana montana e contadina, scandita dal susseguirsi delle stagioni, dal duro lavoro pressoché manuale e da una scarsa alfabetizzazione.
Indice dell'articolo: con un clic vai al paragrafo di tuo interesse
- 1 Chi è il Sarvan o Sarvanot e il significato della parola
- 2 Alberi magici lungo il Sentiero del Sarvanot Valle Grana
- 3 Sentiero del Sarvanot Monterosso Grana: la storia
- 4 Sentiero dei Sarvanot mappa
- 5 Il Cammino nei Cerchi e altre opere di Land Art
- 6 Museo Permanente dei Babaciu a Villa San Pietro, Monterosso Grana
Chi è il Sarvan o Sarvanot e il significato della parola
Il Sarvanot cuneese, presente anche in altre zone del Piemonte, è una creatura che trae origine dal mito dell’uomo selvatico, ma in miniatura. Infatti, spesso il Sarvanot viene descritto come un folletto dei boschi.
In piemontese chiamare una persona Sarvan o Sarvanot significa sottolinearne l’aspetto più istintivo, dirompente, giocoso e combinaguai. Inoltre, questo termine sembra confermare le sue origini risalenti al mito dell’uomo selvatico, data la condivisione della stessa radice con l’aggettivo sarvai, cioè selvatico, villanzone, intrattabile, selvaggio, solitario.
Il Sarvanot è piccolo, peloso, schivo, giocherellone e dispettoso. In alcune zone, viene ritenuto responsabile del comportamento anomalo dei bambini, chiamati baratà. Si diceva, infatti, che i Sarvan o Sarvanot avessero rapito questi bimbi, per educarli secondo le loro pratiche misteriose. Una volta “potenziati” con poteri magici, si credeva che i folletti li restituissero alla comunità umana. Perciò, questi piccoli baratà, termine piemontese per indicare chi è stato sostituito o scambiato, acquisivano capacità straordinarie, come ad esempio predire il futuro, imporre le mani per guarire i malati, segnare i vermi, ecc… Ne ho parlato durante la prima edizione dell’evento La Notte dei Baratà a Racconigi.
In ogni qual modo, il Sarvanot non è mai cattivo, anzi, in alcuni casi si rivela persino saggio e generoso. Quando non gioca dei brutti scherzi agli umani, è in grado di aiutarli con piccole magie o dispensando perle di saggezza, per superare i frequenti inconvenienti di un’esistenza disagiata, dura e molto povera.
Alberi magici lungo il Sentiero del Sarvanot Valle Grana
I boschi rappresentano l’habitat ideale dei Sarvanot e la cosa non deve di certo stupire. Infatti, fin dall’antichità, la vegetazione è fonte di vita in qualità di polmone verde, di nutrimento e magia. Lo dimostrano i numerosi alberi oggetto di culto, considerati strumenti magici con poteri benefici e malefici. Tra quelli con valenza positiva, ne prendo in considerazione cinque in particolare. Sono tra le specie che puoi incontrare lungo il Sentiero del Sarvanot a Monterosso Grana, in Val Grana (Cuneo).
La quercia
La quercia è una pianta sacra venerata fin dall’antichità. Lo stormire delle sue foglie si credeva fosse la voce della divinità intenta ad annunciare gli oracoli. In particolare, ai tempi dei Galli, i sacerdoti di questa civiltà erano conosciuti come druidi, cioè uomini delle querce. Per loro, la massima manifestazione della divinità era il vischio che cresceva su un albero di quercia. I druidi lo tagliavano con un falcetto d’oro, come ci insegna Panoramix, e lo raccoglievano in un candido panno di lino prima che toccasse terra.
Il larice
Il larice è una conifera ritenuta capace di prevenire gli incantesimi. Pensa che un collare della sua corteccia rappresentava una garanzia contro il malocchio e veniva fatta indossare dai bambini come una sorta di amuleto.
Il pioppo
Secondo la tradizione popolare, il pioppo ha dei poteri benefici, legati al fatto che con il suo legno fu costruita la croce di Cristo. Un albero di questa specie, piantato vicino alla propria abitazione, rappresenta un talismano efficace nonché la migliore protezione contro le disgrazie. Inoltre, in base alla credenza, un sacchetto contenente le sue foglie essiccate o le sue gemme, raccolte prima che si schiudessero, rappresentavano una protezione contro i malanni.
Il castagno
Il castagno, simbolo di protezione, forza e umiltà. Insieme al latte, i suoi frutti erano il nutrimento principale dei nostri nonni e bisnonni durante l’autunno. Per questo motivo, nel Cuneese le castagne venivano lasciate come pasto dei defunti in visita la notte del 31 ottobre, la vigilia dei morti, dopo la recita del rosario. Questo rito continua a sopravvivere in alcune borgate di montagna e paesi rurali della Granda.
Il nocciolo
Il nocciolo è un albero dai frutti molto nutrienti, simbolo di fertilità, ricchezza, ispirazione, saggezza, verità e conoscenza. Con il suo legno venivano fabbricati strumenti magici, a partire dalle bacchette. Si narra che la bacchetta di Mago Merlino fosse di nocciolo e lo stesso vale in tempi più recenti per quella di Ginny Weasley, la moglie di Harry Potter.
Secondo la tradizione è una pianta cara all’universo femminile, in particolare alla luna, alle dee e alle muse. Inoltre, rappresenta la rinascita, la custodia e la realizzazione dei desideri. Infatti, lungo il Sentiero dei Sarvanot a Monterosso Grana, proprio sotto un piccolo nocciolo si trova la Porta dei Segreti del Villaggio delle Fate. Qui ci sono delle fessure scavate nei tronchi degli alberi, rifugio di quattro fate. Il loro nome è: Pervinca, Veronica, Primula e Bucaneve. Non ti rimane che arrivare con una lista di desideri da consegnare a questi esseri magici.
Sentiero del Sarvanot Monterosso Grana: la storia
Il Sentiero del Sarvanot è un percorso ad anello di circa 5 km e sembra ospitare il Sarvanot Petit Menin. Secondo la leggenda, la creatura è un omino nato da una manciata di fagioli buttati a terra da parte di una donna che non riusciva ad avere figli. Oltre ad essere molto amato dalla sua famiglia, Petit Menin si rende ben presto utile e provvidenziale come guardiano dei buoi, fonte di sostentamento principale della casa.
Nel cartello che inaugura il percorso, vicino al cimitero di Monterosso Grana, trovi la storia completa di Petit Menin. La puoi leggere grazie alla foto che ho scattato oppure scoprirla quando sarai sul posto, passando direttamente al prossimo paragrafo.
Il Sentiero del Sarvanot è una continua scoperta a tu per tu con la natura (in)contaminata. Da una parte ancora selvaggia e centenaria, dall’altra artistica e rivisitata, grazie alle installazioni di land art, disseminate lungo il percorso.
Il Sentiero del Sarvanot è infatti il risultato di un lavoro di cura, manutenzione e amore del paesaggio, portato avanti da un gruppo di volontari a partire dal 2015. Ad essi si sono aggiunti i membri dell’Associazione Anelli di Crescita con opere artistiche perfettamente integrate con la natura circostante. Queste persone hanno trasformato un’area boschiva di Monterosso Grana in un luogo incantato, accessibile in totale sicurezza da grandi e piccini.
Sentiero dei Sarvanot mappa
Come puoi vedere dalla mappa, il percorso è scandito da varie tappe, con una cinquantina di cartelli descrittivi della vegetazione e delle storie locali che si tramandano da secoli. Oltre a quella del Sarvanot Petit Menin, sono raccontati anche aneddoti di particolari angoli, che puoi incontrare lungo il tragitto, e di persone del posto.
Per di più, il Sentiero del Sarvanot potrebbe essere definito il Sentiero dei Sarvanot. Infatti, prima il Sarvanot ti sfiderà a cercare la sua tana nella zona chiamata Sardoulin. Qui i bambini del posto credevano che il Sarvanot li nascondesse dopo averli rapiti, assumendo così il ruolo di uomo nero o del babau. In realtà, si trattava di una leggenda raccontata dai genitori per spedire i bambini a letto presto.
Avvistata la tana del Sarvanot, tra un cespuglio e l’altro, negli anfratti e all’interno delle cavità degli alberi, fanno capolino tante rappresentazioni dei Sarvanot. Per raggiungerle, dovrai prima percorrere il Vio dei Mort, la Via della Morte, dove avveniva la posa dei defunti prima del rito funebre. Come indica il cartello, questa stradina stretta ti offre una piacevole deviazione a destra: il famoso Cammino nei Cerchi.
Il Cammino nei Cerchi e altre opere di Land Art
A rendere ancora più magico e unico il Sentiero dei Sarvanot, fanno bella mostra delle opere di land art. La traduzione letterale di questo termine inglese è arte della terra. Si tratta infatti di una forma d’arte contemporanea e temporanea di origine statunitense. Tra le installazioni figurano:
- Pando, opera dell’artista Cristina Saimandi
Bosco di pioppo tremulo americano, il cui nome deriva dal latino “espandersi”. Tutte le ramificazioni fanno parte dello stesso organismo. E come il Pando, spiritualmente, nuovi individui possono continuare a nascere dall’apparato radicale.
- Interconnessioni
Siamo fili che si uniscono in corde, siamo corde che si intrecciano in sfere, siamo sfere interconnesse nell’universo in una rete invisibile di spazio e tempo.
- I Cerchi, rimossi in inverno, per poi tornare in primavera e dare inizio a un nuovo ciclo.
La stradina, Vio dei Mort, mi parla di intrecci, di nascita e di morte, di inizio e di fine, di passato e presente, di trasformazione, trasmutazione e rinascita: del cerchio della vita. Nasce così il cammino dei cerchi, 4 cerchi messi in sequenza che rappresentano le stagioni della vita […] un passaggio, un cammino nella consapevolezza in un paesaggio da scoprire.
Le liane, piante rampicanti che cercano la luce, intrecciate abbracciano, proteggono e unendosi costruiscono il ponte tra visibile e invisibile.
A tutto questo si aggiunge il fatto che il Sentiero dei Sarvanot si trasforma in un laboratorio didattico a cielo aperto. Infatti, offre ai bambini un’indimenticabile esperienza immersiva e di formazione a contatto con la natura: dalla vegetazione agli animali. A tal proposito, terminata la parte sterrata dell’itinerario, proseguirai seguendo la strada provinciale fino ad arrivare prima alla Cappella di San Giovanni e poi a Bestie e Bestiette, per concludere l’itinerario.
Museo Permanente dei Babaciu a Villa San Pietro, Monterosso Grana
A poco più di 2 km di distanza dalla partenza del Sentiero dei Sarvanot a Monterosso Grana, puoi visitare Sen Pié, Lou Paìs senso témp, cioè Villa San Pietro, il Paese senza tempo. Qui troverai i Babaciu, pupazzi di ferro e fieno, che rievocano la vita al tempo dei nostri nonni e bisnonni, quando quella che ora è una frazione di Monterosso Grana, vittima dello spopolamento montano nel secondo Dopoguerra, era un grande paese vivace e popolato. Oltre a un’attività specifica e un nome, dieci babaciu hanno una propria storia:
- Ciutino, lou saber, il nostro sapere
- la Maestro Viano, la scolo, la scuola
- Piere d’Sartin, lou panatìe, il panettiere
- Giacu d’Mariano, lou calìe, il calzolaio
- Simounet, lou sendic, il sindaco
- Rino, la cousino, la cucina
- Felix, lou lausatìe, il cavatore d’ardesia
- Veronico e Nadin, l’ostu e lou moulin, l’osteria e il mulino
- Giovanni dal Galetou, lou pesciou, il pescatore
- Nadin de Simounet, la voùto, la stalla
Puoi ascoltare le loro voci in italiano, occitano, francese, inglese e tedesco, avvicinando alla coccarda che ognuno porta il bastone di Gino, da ritirare presso la Bocciofila o il pensionato Casa Vittoria dietro il rilascio del documento di carta di identità e il pagamento di 5 euro. Questo piccolo contributo sarà destinato alla manutenzione dei babaciu e al proseguimento del progetto, frutto della collaborazione tra La Cevitou, Mountpoint Software&sistems, Noau officina culturale, Simone Sims Longo e i volontari madrelingua che hanno prestato la loro voce ai babaciu.
Hai già percorso il Sentiero del Sarvanot e visitato Villa San Pietro con i suoi babaciu? Ti sono piaciuti entrambi? Con tutte queste storie, mi sono goduta ogni singola tappa, anche perché il percorso è facile e divertente per tutti, sia grandi che piccini.
Quindi, se questa escursione immersa nella natura cuneese ti è del tutto nuova, ti consiglio di organizzarla al più presto, prima che giunga l’inverno e il Cammino nei Cerchi venga smantellato.
Tra l’altro, sai che c’è anche un altro Sentiero dei Sarvanot?! Si trova a Rore, borgata di Sampeyre, sempre in provincia di Cuneo. Lo racconto nell’articolo: Sentiero dei Sarvanot Rore, Sampeyre: magia e scherzi della natura intorno alla cascata Tumpi la Pisso. Che ne pensi?
Le informazioni contenute in questo blog post sono tratte dal Quaderno degli Alberi 2, Una ricerca lunga ma incompleta, proposta da Gemma & Luciano Rota e illustrata da Luigi Nervo. Oltre ad esse, completano l’opera quelle dell’Associazione Anelli di Crescita.
Toujours très intéressant, j’apprends plein de choses, c’est incroyable, merci encore Cristina pour cet article !!
Rina
Merci à toi, Rina, d’avoir pris le temps de me lire!
Le installazioni dei cerchi sono presenti in questo periodo o già rimosse?
Ciao Massimo!
Salvo peggioramento delle condizioni meteo, i cerchi rimarranno fino alle fine di ottobre e, rispetto l’anno scorso (2021), vedrai anche delle nuove installazioni di land art: i nidi. Dopo l’inverno, tutte queste opere, compresi i cerchi, verranno nuovamente posizionate ad aprile, mese in cui ogni anno viene lanciato un nuovo tema a cui si lavora durante l’inverno.
Buon Sentiero del Sarvanot!
Fatto ed apprezzato, vorrei portare degli amici di Torino al 4/03/2023, i cerchi saranno già reinstallati per quella data?
Grazie
Ciao Raf,
grazie mille del tuo commento! In generale, i Cerchi vengono installati verso la fine di aprile, in base alle condizioni meteo.
Ti consiglio di visitare il sito e/o la pagina Facebook del Comune di Monterosso Grana, che comunicherà la loro installazione sotto data.