Tra le foglie mosse dal vento, il cui sibilo si unisce al gorgoglio delle acque in una magica sinfonia della natura, si nascondono i Sarvanot, coloratissimi omini selvatici, protagonisti del folclore popolare alpino. Per scovarli, dovrai addentrarti nel bosco lungo un percorso a loro dedicato, l’omonimo Sentiero dei Sarvanot nella borgata di Rore, Sampeyre, in Valle Variata (CN).
Alcuni fanno capolino tra le rocce e gli alberi, scrutando gli escursionisti. Uno pesca, un’altra stende il bucato, una coppia culla i propri figli e due sono persino addetti all’accoglienza dei visitatori. Questa allegra compagine è quindi affaccendata in svariate attività quotidiane. Sono pressappoco le stesse che svolgono gli esseri umani, bersagli preferiti degli scherzi e dei dispetti dei Sarvanot.
A proposito di scherzi, dato il periodo carnevalesco in cui ho percorso il Sentiero dei Sarvanot e l’abilità di queste creature nel prendersi beffa degli uomini, ho pensato di scrivere una filastrocca. Tra una rima e l’altra, oltre ai Sarvanot, entra in scena un misterioso personaggio, la cui identità è incerta. Può essere una strega o una masca: a te la scelta!
Indice dell'articolo: con un clic vai al paragrafo di tuo interesse
- 1 La mia filastrocca: la Masca e i Sarvanot di Rore
- 2 Sentiero dei Sarvanot Rore: come arrivare
- 3 La salita oltre il Tumpi la Pisso lungo il Sentiero dei Sarvanot Rore
- 4 Dal Pilone ai resti di un misterioso castello lungo il Sentiero dei Sarvanot di Rore
- 5 La discesa: dal Sentiero dei Sarvanot alla Panchina Gigante
- 6 Gli alberi del Sentiero dei Sarvanot di Rore
La mia filastrocca: la Masca e i Sarvanot di Rore
Se a Carnevale ogni scherzo vale
una maschera lasciami indossare
che sia una masca o una strega non è chiaro
certamente nel bosco ha trovato riparo:
compare e scompare tra tronchi di frassino, abete, salice e ontano,
con grande meraviglia di chi arriva da lontano,
come i pellegrini e gli sparuti viandanti
e della foresta i colorati abitanti:
sono i Sarvanot, smaniosi di giocarle qualche tiro mancino
forti della loro abilità a nascondino.
Questi omini selvaggi però non sanno
che in lei vive arte, magia e scienza,
ma anche tanta voglia di ridere e clemenza.
Lei sa bene che a Carnevale la legge del più forte non vale,
il piccolo prende in giro il grande: è tradizione ancestrale.
Ma allora perché proprio vicino al Tumpi la Pisso, la cascata,
la strega o masca, qual dir si voglia, è stata avvistata?
Sarà forse per la natura, dove trova l’occorrente per i suoi intrugli
o per l’almanacco, in cui cerca la soluzione per uscire dai garbugli?
Se percorrerai il Sentiero dei Sarvanot,
qualche ipotesi potrai azzardare
nel frattempo relax e divertimento conciliare,
ma non rilassarti troppo: occhi aperti e orecchie dritte
che i Sarvot, di cui tante storie sono state dette e scritte,
lungo la via non ti perdono mai di vista
e ti possono portare fuori pista.
Sentiero dei Sarvanot Rore: come arrivare
Per arrivare al Sentiero dei Sarvanot, puoi raggiungere in auto il parcheggio che trovi superato l’Albergo degli Amici e il negozio di generi alimentari di Rore, borgata che precede Sampeyre, in Valle Varaita. Una volta lasciata la macchina, ti basterà seguire i cartelli con su scritto: Sentiero dei Sarvanot, spesso intervallati da grandi pietre dipinte che raffigurano in modo stilizzato il viso di un Sarvanot.
Il Sentiero dei Sarvanot è un percorso che si snoda per circa 2 km lungo il Ciantorane, il Rio Cantarana, per poi arrivare alla cascata, o meglio, al tonfano della cascata Tumpi la Pisso. Quest’ultimo consiste nell’avvallamento dell’alveo alimentato dal corso d’acqua sopra citato che crea un salto spettacolare. Potrai ammirarlo da vicino in tutta sicurezza, grazie a un sentiero pietroso con corrimano.
La salita oltre il Tumpi la Pisso lungo il Sentiero dei Sarvanot Rore
Ti addentrerai nel bosco per un incontro ravvicinato con i Sarvanot, attraversando due ponti. Se ami scarpinare e la fatica non ti spaventa, puoi prolungare l’itinerario, seguendo la stretta e ripida salita tra le rocce, alla destra della cascata, segnalata dal cartello con su scritto: Draguniere e Chastel. Nonostante ci sia un corrimano che agevola la salita, se sei in compagnia di bambini piccoli, il percorso può risultare un po’ difficoltoso. Perciò, ti conviene tornare indietro, soffermarti ancora nel bosco e, se non l’hai vista prima, fare tappa alla Panchina Gigante. Questa è raggiungibile attraverso una deviazione segnalata dalla strada percorsa in precedenza.
Mentre se preferisci avventurati lungo la salita, puoi riprendere un po’ di fiato grazie a un tratto pianeggiante che ti condurrà a Lou Pilun da Chastèl, un pilone votivo settecentesco, rappresentante la Madonna in trono con i santi. Di fronte c’è anche un tavolo con una panchina. Il pilone prende nome dal luogo in cui sorge, cioè la cresta che divide il Rio Chantorane e il Rio di Roure.
Dal Pilone ai resti di un misterioso castello lungo il Sentiero dei Sarvanot di Rore
Un’altra area picnic è presente lì vicino, (in linea d’aria sono una in faccia all’altra) con un masso che indica Roure, per segnalare il rientro alla borgata di partenza. Tuttavia, prima di iniziare la discesa, ti conviene seguire il cartello di fronte con su scritto: Scasasso. Percorrendo una piccola e breve salita, ti troverai su un pianoro, con i ruderi di un’antica presunta fortificazione. Nel tratto più conservato sono ancora visibili due strette feritoie. Secondo la tradizione popolare, questi resti apparterebbero a un antico castello o a un convento.
L’ipotesi più accreditata sostiene che il Ciastel, nominato in un documento del 1305 come castrum, fosse la dimora di un signorotto locale, distrutta da una rivolta popolare degli abitanti di Rore, stanchi di subire i suoi soprusi. Il Ciastel e il pilone sono protagonisti di innumerevoli leggende, secondo cui ci sarebbe un passaggio segreto che metterebbe in comunicazione questa zona con le sponde del Varaita. Inoltre, nascosto tra le rocce, ci sarebbe persino un tesoro, a lungo cercato invano.
La discesa: dal Sentiero dei Sarvanot alla Panchina Gigante
Mentre continui a fantasticare su questi luoghi misteriosi, è ora di scendere verso Rore. Qui puoi fare tappa alla Panchina Gigante #52, che offre una vista panoramica molto suggestiva sull’intera borgata. Poco più in basso, potrai anche ammirare una quercia in ferro battuto e vetri colorati. Si tratta dell’Albero della Vita, realizzato in memoria di Marianna Monge, una giovane vittima della strada, originaria di Rore. In alternativa, si può anche tornare indietro di pochi metri e prendere la deviazione Tumpi la Pisso Canal Rore che riporta sul sentiero dell’andata.
E se dei Sarvanot non ne hai ancora avuto abbastanza, ti basterà fare un giro a Rore, dove questi personaggi rallegrano i muri delle case con colori brillanti e vivaci. Già che sei a Rore, puoi anche visitare questa borgata, dove vivono tutto l’anno circa 150 abitanti. L’Associazione Culturale Lu Rure ha realizzato un percorso di visita, scandito da una serie di pannelli descrittivi, oltre ad aver raccolto le storie dei Sarvanot de Rure, curandone la pubblicazione in italiano, occitano, tedesco e francese.
Passeggiando per le vie di Rore, scoprirai alcuni luoghi di vita della comunità che rendevano il Borgo un paese molto attivo. Basti pensare che, per quanto piccolo, Rore ospitava ben cinque osterie, un mulino, di cui non è rimasto quasi nulla, un forno privato di uso pubblico, tuttora in funzione per chi vuole fare il pane, e quello viene chiamato Lu Cunvent, il convento.
Oggi Lu Cunvent è un Centro di documentazione sulle Tradizioni e Storia del Territorio, che ospita una biblioteca, un laboratorio di musica tradizionale e archivio di canti popolari. Finora i documenti storici raccolti non sono sufficienti a confermare l’effettiva esistenza di un convento. Secondo la tradizione, quest’ultimo sarebbe sorto vicino all’attuale centro culturale, in un edificio andato distrutto e ricostruito con uno stile moderno.
Gli alberi del Sentiero dei Sarvanot di Rore
Lungo il Sentiero dei Sarvanot incontrerai numerose specie botaniche. Alcune le ho citate nella filastrocca e ora scoprirai insieme a me i significati simbolici attribuiti a questi alberi: non sempre positivi…
Il frassino
Cominciamo dal frassino. Si credeva fosse la dimora di una strega assetata di vendetta contro gli uomini. Questo albero era ritenuto capace di trasmettere agli esseri umani ogni suo malanno e di portare via con sé una vita umana, in caso di morte o di abbattimento. Nella mitologia germanica, si pensava che avesse il potere di tenere lontani i serpenti velenosi. Per questo motivo, i bastoni da passeggio sono spesso ricavati da rami di frassino.
Il salice
Proseguiamo con il salice, altro albero che potrai ammirare lungo il Sentiero dei Sarvanot. Non si tratta di un incontro casuale, infatti il termine salice ha origini celtiche e il suo significato è “vicino l’acqua”. Come abbiamo visto, lungo la prima parte del Sentiero dei Sarvanot, le acque del Rio Cantarana ti accompagnano fino ad arrivare a uno dei punti più suggestivi e affascinanti del percorso: la cascata Tumpi la Pisso. Sia dal punto di vista simbolico che naturale il salice è fortemente legato all’acqua e alla magia insita in essa.
Per molti popoli antichi, soprattutto per i Celti, il salice era considerato una divinità femminile. Infatti, il suo culto era legato ai cicli lunari e alla fecondità. In Britannia, il Salice era associato al mondo delle streghe. Secondo il Cristianesimo, invece, una loro varietà particolare rappresentava la castità e la purezza. Si trattava dei salici piangenti che per via del loro portamento, simboleggiavano l’atteggiamento di riverenza da assumere davanti a Dio.
A tal proposito, secondo una leggenda cristiana, quando Gesù cadde per l’ennesima volta durante il percorso verso il Golgota, il salice fu l’unico essere vivente a impietosirsi, fungendo da appiglio per aiutarlo a risollevarsi e a proseguire la sua dolorosa salita. Testimone di quella sofferenza, il salice da allora rimase chino, con i rami piegati e le chiome disciolte come una persona in preda alla disperazione.
L’abete
L’abete è un albero sempreverde e, come tutti gli appartenenti a questa specie, è simbolo di speranza, primavera, ritorno alla vita e alla luce, nonché di eternità. Infatti, mentre gli altri alberi si spogliano delle loro foglie durante la stagione fredda, l’abete preserva i suoi aghi, come simbolo dell’immortalità.
L’ontano
Infine, abbiamo citato l’ontano. Come l’abete, anche questo albero, che vive sulle sponde dei fiumi, è considerato fonte di vita e rinascita, elemento di unione tra il mondo materiale e quello spirituale. Un ponte simbolico che diventa reale, costruito grazie all’elevata resistenza dell’ontano all’umidità.
Se vuoi continuare a godere dello spettacolo magico offerto dalla natura, alla scoperta dei significati di altri alberi, ti invito a spostarti di vallata e raggiungere il Sentiero del Sarvanot a Monterosso Grana. Anche qui gli omini selvatici ti accompagneranno in un circuito molto suggestivo e divertente. Nel caso in cui tu voglia, invece, approfondire la conoscenza degli usi e costumi della Val Varaita, ti consiglio di leggere il mio articolo sulla Baìo di Sampeyre, una delle feste più belle ed emozionanti di questo territorio.
Hai già percorso il Sentiero dei Sarvanot di Rore, Sampeyre?
Se la risposta è affermativa, qual è stata la tua esperienza?
Lascia un commento qui sotto: sono curiosa di leggere.
Se invece questa meta ti manca, organizza subito una gita
e fammi sapere se questo articolo ti ha incuriosito e ti è stato utile!
Le informazioni contenute in questo blog post sono tratte dai pannelli informativi installati lungo il Sentiero dei Sarvanot. La parte riguardante la simbologia degli alberi si ispira invece al Quaderno degli Alberi 2, Una ricerca lunga ma incompleta, proposta da Gemma & Luciano Rota e illustrata da Luigi Nervo.
Complimenti per il bellissimo articolo!
Grazie mille, Samuel! Sono molto contenta che l’articolo ti sia piaciuto! Ora non ti rimane che organizzare una gita per percorrere il Sentiero dei Sarvanot a Rore e scovare questi simpatici omini selvatici, nascosti nel bosco…
J’ai beaucoup aimé la signification symbolique des arbres, merci Cristina pour ce partage ! Tu as bien décrit le sentier, on s’y croirait !
Rina
Merci à toi Alors, Rina, pour ton commentaire! Si tu as apprécié cet article, tu aimeras aussi : Sentiero Sarvanot Monterosso Grana: storie di folletti e di natura, qui raconte une autre signification symbolique des arbres et des Sarvanot, nos lutins des forêts.