La storia che ti racconterò in questo articolo è poco conosciuta. È legata a uno dei simboli di Torino: il Museo Nazionale del Cinema, ospitato nella Mole Antonelliana. La nascita di questa attrazione, che tutta Italia ci invidia, rappresentò il sogno di Maria Adriana Prolo, una giovane ricercatrice universitaria, tanto appassionata quanto tenace. Tutto ebbe inizio da una breve nota, scritta da Maria Adriana Prolo all’interno di una piccola agenda:
8 giugno 1941: pensato il museo
Difficile stabilire se si trattasse di un appunto dettato da ingenuità, incoscienza, genialità o lungimiranza. Di sicuro queste poche parole segnarono l’inizio della storia di un progetto molto ambizioso. Passione, studio, determinazione, forza di volontà, fiducia nelle proprie capacità e nel prossimo ne scandirono le tappe più salienti. Per questi motivi, il percorso di Maria Adriana Prolo si rivela ancora oggi fonte di ispirazione e motivazione per ognuno di noi. A tal proposito, scopriamo insieme chi è stata davvero Maria Adriana Prolo e come prese forma l’idea del Museo Nazionale del Cinema di Torino. Motore, ciak, azione!
Indice dell'articolo: con un clic vai al paragrafo di tuo interesse
- 1 L’infanzia e la gioventù di Maria Adriana Prolo
- 2 Dalla storia alla letteratura fino al cinema, passando per l’universo femminile
- 3 Maria Adriana Prolo e il cinema muto torinese: una passione da collezionare
- 4 La ricerca di una sede per il Museo del Cinema di Torino
- 5 Questo museo del cinema (non) s’ha da fare
- 6 Il sogno di Maria Adriana Prolo si avvera
- 7 Il Museo Nazionale del Cinema e la storia continuano…
- 8 Conclusioni sulla storia di Maria Adriana Prolo
L’infanzia e la gioventù di Maria Adriana Prolo
Maria Adriana Prolo nacque il 20 maggio 1908 a Romagnano Sesia (Novara) da una famiglia borghese agiata e colta. Ultima di tre sorelle, Maria Adriana era molto legata ai genitori e al nonno materno. Nei loro confronti, nutriva un profondo affetto e una grande ammirazione. Da piccola, amava collezionare gli oggetti più strani e disparati, esporli e presentarli, come se fosse una curatrice di mostre in miniatura. Questa passione infantile l’accompagnò durante tutta la sua vita fino ad esprimersi al massimo in età adulta con il cinema. Il primo incontro ravvicinato con la settima arte avvenne quando Maria Adriana Prolo aveva solo sei anni. Fu allora che guardò il suo primo film: Occhi che videro, girato da Ubaldo Pittei nel 1914.
Terminati gli studi con una laurea in storia e letteratura in tasca, incominciò a lavorare presso la Biblioteca Reale. Lo studio paziente, la capacità di ricerca e di orientamento tra testi, fonti, archivi portarono Maria Adriana Prolo a specializzarsi in storia piemontese e sabauda prima del Sei-Settecento poi del Risorgimento. Grazie alla sua bravura, iniziò a pubblicare delle opere su queste tematiche che le permisero di ottenere dei riconoscimenti prestigiosi. Un esempio è il Premio di perfezionamento Principi di Piemonte, che la fece approdare a Londra. Qui Maria Adriana studiò la documentazione sulla storia del Risorgimento presso il Public Record Office.
Dalla storia alla letteratura fino al cinema, passando per l’universo femminile
Nel corso del suo cammino così brillante e promettente, Maria Adriana continuò a coltivare la passione per la letteratura e la poesia. In questo frangente, concentrò le sue pubblicazioni su alcune autrici piemontesi e, più in generale, sulla cultura femminile subalpina. L’interesse nei confronti di questo mondo affondava le radici nell’educazione e nella famiglia Prolo, composta per lo più da donne intelligenti, forti e libere. In loro, Maria Adriana trovò dei saldi punti di riferimento fin dalla più tenera età, nonché delle continue analogie culturali e caratteriali con le scrittrici sabaude.
A tal proposito, fu proprio la letteratura a prendere per mano Maria Adriana Prolo e a condurla alla scoperta del cinema. Quell’arte affascinante, di cui aveva avuto solo un assaggio a sei anni, iniziò ad attrarla sempre di più. Verso la fine degli anni Trenta, la giovane ricercatrice stava preparando una raccolta di materiali. L’argomento era la letteratura piemontese tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. Durante il suo lavoro, si imbatté in alcuni letterati torinesi, i quali si dedicarono anche alla sceneggiatura e alla regia. A corto di materiale, Maria Adriana Prolo orientò le sue ricerche tra le pagine delle riviste di cinema muto della Biblioteca Nazionale. Riga dopo riga, immagine dopo immagine, la studiosa diventò un’appassionata cinefila.
Maria Adriana Prolo e il cinema muto torinese: una passione da collezionare
Ben presto, la sua attività si spostò dalle stanze della biblioteca alla ricerca sul campo. Questo lavoro permise a Maria Adriana di stringere amicizie con i protagonisti del cinema muto torinese. Durante le sue frequentazioni, c’era sempre un motivo ricorrente, un interesse condiviso dai suoi amici cineasti: il collezionismo di oggetti legati al mondo del cinema. La maggior parte di loro conservava, infatti, foto, apparecchi, documenti che raccontavano il passato cinematografico torinese. Così, come dicevamo all’inizio, sospesa tra sogno e realtà, Maria Adriana Prolo appuntò sulla sua agenda quella fatidica frase: “8 giugno 1941: pensato il museo”.
Chissà se Maria Adriana Prolo avrebbe mai immaginato che quel pensiero si sarebbe poi trasformato nella sua missione, nello scopo della sua vita! Eh, sì, perché Maria Adriana Prolo diventò anche lei un’abile collezionista di cimeli cinematografici come i suoi amici registi. Tra i tanti, c’era anche il regista Giovanni Pastrone. Nel 1914, il cineasta astigiano diresse a Torino Cabiria, il più grande kolossal del cinema muto italiano.
Grazie al suo sostegno e a quello di altri colleghi, Maria Adriana Prolo riuscì a ottenere i primi finanziamenti, utili all’acquisto di cimeli e documenti della storia cinematografica italiana. Ecco perché, se volessimo tornare indietro nel tempo per incontrare Maria Adriana Prolo, all’epoca l’avremmo senz’altro trovata al Balon a Porta Palazzo. Lo storico mercato torinese dell’antiquariato era per lei una tappa fissa, dove accaparrarsi pellicole, macchine e tanti altri materiali dei tempi d’oro del cinema torinese.
La ricerca di una sede per il Museo del Cinema di Torino
Accumula oggi, accumula domani, Maria Adriana Prolo riuscì a raccogliere il patrimonio iniziale del futuro Museo del Cinema di Torino. Tuttavia, la Seconda Guerra Mondiale incombeva, rischiando di distruggere quel tesoro, nonché il sogno ancora acerbo della giovane collezionista. A questo punto, il Comune di Torino venne in suo aiuto. Le mise, infatti, a disposizione prima un locale al secondo piano della Mole Antonelliana, poi un magazzino nel seminterrato. Fu così che Maria Adriana Prolo riuscì a proteggere la sua preziosa raccolta dai bombardamenti e dagli invasori.
Terminata la guerra, Maria Adriana continuò senza sosta a popolare la sua collezione. Ebbe un particolare occhio di riguardo nei confronti della fotografia, parente stretta del cinema. Nel frattempo, pubblicò nel 1951 il primo volume della storia del cinema muto italiano. Al suo interno, la ricercatrice racchiuse tutto ciò che aveva imparato fino ad allora sulla settima arte. Fu come rispolverare le sue ricerche sulle riviste di settore e dare voce alle testimonianze dei professionisti di quel mondo. Tra questi c’erano: registi, produttori, sceneggiatori, attori, cartellonisti, molti ancora in vita.
Questo museo del cinema (non) s’ha da fare
Tutto questo non distolse Maria Adriana Prolo dall’obiettivo finale del suo duro lavoro: trovare una sede adeguata al futuro Museo del Cinema di Torino. Tuttavia, la strada si rivelò ancora molto lunga e costellata da insidie. Tra queste, ricordiamo i numerosi tentativi di decentramento, per fortuna falliti, a favore di Roma e Milano. Come se non bastasse, l’idea di trovare uno spazio consono all’interno della Mole Antonelliana sfumò nel 1953, quando una tromba d’aria danneggiò gravemente l’edificio.
A parte questi incidenti di percorso, nello stesso anno arrivarono anche delle buone notizie. Nacque l’Associazione Culturale Museo del Cinema con lo scopo di: raccogliere, conservare ed esporre al pubblico tutto il materiale relativo alla documentazione e alla storia delle attività artistiche, culturali, tecniche e industriali della cinematografia e della fotografia. Inoltre, il museo in divenire entrò a far parte della Féderation Internationale des Archives du Film (F.IA.F.).
Maria Adriana ce l’aveva quasi fatta: la collezione, ricca e di pregio, c’era. I primi riconoscimenti formali e istituzionali del settore stavano arrivando, incuriosendo sempre di più addetti ai lavori e pubblico. Mancava solo una location. Finalmente, nel 1955 Maria Adriana ottenne la tanto agognata sede per allestire il suo museo. Tre anni più tardi, inaugurò il Museo Nazionale del Cinema nelle sale di Palazzo Chiablese, un’ala di Palazzo Reale.
Da allora fino al 1983, la vita del museo proseguì a pieno ritmo con tante mostre, retrospettive e proiezioni. Tuttavia, in seguito all’incendio del Cinema Statuto, la normativa sulla sicurezza dei locali diventò molto rigida. Le sale del Palazzo Chiablese vennero chiuse, perché ritenute non più in linea con i nuovi requisiti previsti dalla legge.
Il sogno di Maria Adriana Prolo si avvera
Sette anni dopo Maria Adriana Prolo morì senza poter vedere la massima realizzazione del suo progetto di vita: l’apertura dell’attuale Museo Nazionale del Cinema. Nel 1992, il museo divenne una Fondazione, che prese il suo nome. La Fondazione Maria Adriana Prolo trovò il sostegno dell’Associazione Museo Nazionale del Cinema, degli enti locali e della Cassa di Risparmio di Torino. E la collezione? Traslocò nei piccoli spazi del Cinema Massimo.
Finalmente il museo vide nuova luce nel 2000, ritornando in pompa magna nella sua prima sede: la Mole Antonelliana. Il progetto museale di allora corrisponde a quello attuale. Con un vertiginoso sviluppo a spirale, il Museo Nazionale del Cinema occupa più livelli espositivi. Da questi prendono vita le collezioni a partire dalla storia del cinema, con i cimeli di Archeologia del Cinema, fino ai giorni nostri.
I percorsi interattivi e continuamente rinnovati regalano sorprese a non finire a visitatori di tutte le età. Ciò avviene dalla Galleria dei Manifesti agli effetti speciali, dall’area espositiva I costumi alle tecnologie, come il 3D, passando da una mostra temporanea all’altra. Ricerca, sperimentazione, curiosità e meraviglia sono di casa e si sposano con la scoperta di studi di produzione, regia, sceneggiatura, attori, costumi di scena, scenografia, storyboard e sale cinematografiche.
Il Museo Nazionale del Cinema e la storia continuano…
Tutto riflette lo spirito di Maria Adriana Prolo. Probabilmente la fondatrice sarebbe molto entusiasta dell’evoluzione del suo progetto. A tal proposito, il museo fu rilanciato in grande stile, un po’ come tutta la Capitale Sabauda, in occasione delle Olimpiadi Invernali di Torino 2006. Per celebrare la manifestazione sportiva, furono inaugurate nuove postazioni multimediali e interattive. Inoltre, vennero creati tre nuovi ambienti dedicati al western, al musical e alla fantascienza, con tanto di restauro del film Cabiria.
Che altro aggiungere? Oltre al Premio istituito nel 2002 e a lei intitolato, il nome di Maria Adriana Prolo e la sua storia meritano di essere ricordati di più. Inoltre, richiedono di essere diffusi a gran voce soprattutto tra i più giovani, torinesi e non. La vita della fondatrice del Museo del Cinema si rivela, infatti, una fonte di ispirazione e un’iniezione di fiducia per chi è alle prese con i propri progetti, piccoli o grandi che siano.
Si tratta della regista Lorenza Mazzetti, che nel 2015 ha ricevuto il Premio Maria Adriana Prolo alla carriera. Questo riconoscimento intende lasciare un segno tangibile in coloro che si sono distinti nel cinema, in memoria di una pioniera e divulgatrice della settima arte.
La Mole delle Meraviglie e l’omaggio a Maria Adriana Prolo
A proposito di celebrazioni, fino all’11 settembre 2023, al piano accoglienza del Museo del Cinema (ingresso libero), ha luogo la mostra: Stefano Bessoni. La Mole delle Meraviglie, in cui il genio creativo del regista, illustratore e animatore rende omaggio a cinque personaggi illustri. Seppur in epoche e settori diversi, queste personalità sono unite dalla stessa vocazione: raccogliere e catalogare oggetti e idee.
Tra di loro, c’è anche Maria Adriana Prolo che, come gli altri personaggi, è raccontata in un percorso fantastico e fiabesco, popolato da:
- illustrazioni
- burattini
- filmati
- reperti
- documentazione storico-scientifica
Al centro dell’itinerario espositivo, la scrivania originale utilizzata da Maria Adriana Prolo a Palazzo Chiablese, prima sede del Museo Nazionale del Cinema, con esposto l’originale del volume (già citato in precedenza) Storia del cinema muto italiano, scritto dalla Prolo nel 1951.
Conclusioni sulla storia di Maria Adriana Prolo
Come ci insegna Maria Adriana Prolo, la costanza, la perseveranza e la tenacia vanno di pari passo con la curiosità, la convinzione e la passione. La sua storia ci invita a riflettere sull’importanza di credere in ciò che facciamo, impegnarci sempre per migliorare e circondarci di persone con cui condividere un obiettivo comune. Maria Adriana Prolo è, infatti, riuscita a coronare il suo sogno, realizzato in tutto il suo splendore dopo la sua morte, grazie alle relazioni che è stata in grado di coltivare intorno a sé.
Suo il merito di essere stata una pioniera e una visionaria, con una capacità più unica che rara, quella di vedere lontano. La potremmo descrivere come l’abilità di tracciare una strada nuova, diversa, creativa. Tutto questo è nato da un’ispirazione, un lampo di genio, messo nero su bianco con l’appunto dell’8 giugno 1941.
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e ispiri coloro che hanno un sogno
e stanno lottando con tutte le loro forze per realizzarlo.