Che San Valentino e la domenica di Carnevale cadano lo stesso giorno è una coincidenza più unica che rara ed è successo qualche anno fa. Per l’occasione, mi era venuto in mente di scattare una fotografia molto particolare, dall’effetto vintage. Più di tutte sembra unire il romanticismo della festa degli innamorati con la goliardia del Carnevale. Si tratta di uno scatto che ritrae me e il mio fidanzato Tony, mentre evochiamo sulla soglia di casa il bacio tra il marinaio e l’infermiera a Times Square.
Indice dell'articolo: con un clic vai al paragrafo di tuo interesse
- 1 Il bacio tra il marinaio e l’infermiera: da Cuneo al Festival di Sanremo
- 2 Il bacio in Times Square
- 3 Il marinaio del bacio di Times Square
- 4 L’infermiera baciata dal marinaio
- 5 L’identificazione del marinaio e dell’infermiera del bacio di Times Square
- 6 Che cosa rappresentava la foto del bacio di Times Square
- 7 Bacio marinaio e infermiera: a te la penna!
- 8 Bacio marinaio di Times Square: la storia immaginaria
- 9 Conclusioni sul Kissing Sailor
Il bacio tra il marinaio e l’infermiera: da Cuneo al Festival di Sanremo
Oltre ad essere stato interpretato dalla sottoscritta, il celebre scatto è diventato anche lo scenario perfetto di una locandina pubblicitaria di Arione, una delle pasticcerie più celebri e storiche di Cuneo, di cui ho anche raccontato la storia, insieme ad altre botteghe del Capoluogo della Granda.
Dai dintorni di Cuneo alla Città dei Fiori è un attimo: infatti, questo scatto è salito persino due volte sul palco dell’Ariston al Festival di Sanremo. La prima volta nel 2021, tirato in ballo da Matilda De Angelis. La seconda volta nel 2022 durante la serata di apertura dell’evento per eccellenza della musica italiana. Fiorello infatti ha chiesto ad Amadeus e a Stefano Coletta, Direttore di Rai Uno, di baciarsi, imitando la celebre posa. Tutto questo per scongiurare la sfortuna, dopo che nell’edizione precedente il mattatore aveva augurato ai futuri conduttori un festival di scarso successo.
Il bacio in Times Square
L’immagine originale risale al 14 agosto 1945. Fu scattata alle 17.51 a Times Square, a sud della 45° strada, dal fotografo Alfred Eisenstaedt. Venne pubblicata sulla rivista Life, per poi fare il giro del mondo.
In quell’istantanea milioni di persone videro prima di tutto una manifestazione di gioia per la fine della Seconda Guerra Mondiale. Come raccontarono i due protagonisti della fotografia, quel gesto fu spontaneo proprio come i festeggiamenti per la vittoria degli Stati Uniti contro il Giappone. Questo evento è tuttora celebrato dagli Americani come Victory over Japan Day o, in forma abbreviata, V-J Day. In un clima di euforia generale, le persone si riversarono per le strade di tutto il Paese. Insieme accolsero l’annuncio della resa del Giappone come la fine di un incubo.
Con il passare del tempo, la foto del bacio tra il marinaio e l’infermiera è diventata il simbolo dell’Amore, quello con la A maiuscola: romantico, travolgente, passionale. E lo è rimasto ancora oggi. Pensa che lo scatto ha persino ispirato flash mob e una serie di statue gigantesche. Queste sono state realizzate dallo scultore Seward Johnson con il nome: Unconditional Surrender (Resa Incondizionata). I colossi hanno fatto la loro comparsa in svariate città, tra cui:
• San Diego
• Sarasota e Key West in Florida
• New York
• Civitavecchia
• Caen in Francia
Tuttavia, la storia dietro a questo scatto è molto diversa. Per raccontarla, partiamo dai due protagonisti: il marinaio George Mendonsa e l’infermiera, che infermiera non era, Greta Zimmer Friedman.
Il marinaio del bacio di Times Square
Il 14 agosto 1945 George Mendonsa, classe 1924, figlio di emigrati portoghesi, si trovava a New York in licenza. Aveva trascorso due anni nell’Oceano Pacifico, a bordo del cacciatorpediniere The Sullivans. Reduce della Battaglia di Okinawa, aveva contribuito a salvare 166 marinai. Questi si erano gettati in acqua dalla portaerei Bunker Hill, in seguito a un attacco kamikaze.
Quel tragico ricordo accompagnò George per tutta la sua vita. Era più vivido che mai quando la vigilia di Ferragosto raggiunse la Grande Mela per un appuntamento galante con Rita Petri. La giovane ragazza era una parente di suo cognato. I due andarono a vedere uno spettacolo delle Rockettes, una compagnia di ballo americana, al Radio City Music Hall. Nonostante la musica, in sala si avvertì un gran trambusto provenire dall’esterno. I passanti iniziarono ad accalcarsi alle porte del teatro, bussando con forza e insistenza. Lo show fu interrotto, le luci si accesero e arrivò la notizia che tutti stavano aspettando da tempo.
Il Giappone aveva accettato la resa incondizionata e la guerra era finita. Per festeggiare quell’annuncio, prima George e Rita andarono al Childs Bar, dove George tracannò diversi bicchieri. Poi, seguirono la folla che si stava dirigendo verso Times Square. Lungo il tragitto, ogni angolo era buono per far baldoria, ballando e cantando. E George non si tirò certo indietro.
In mezzo alla gente in festa, a un certo punto il marinaio vide una ragazza con indosso un camice bianco. George la scambiò per un’infermiera. Come in un flash, la sua mente ritornò al salvataggio dei marinai avvenuto cinque mesi prima. In quell’occasione, le infermiere della nave ospedale ebbero un ruolo determinante nell’assistere e curare i feriti.
Si diresse verso quella ragazza sconosciuta, l’afferrò e la baciò con tanto di casquè. Rita assistette alla scena senza proferire parola né recriminare nulla nemmeno in futuro, quando diventò la moglie di George. Per entrambi, quel bacio a Times Square fu un gesto istintivo per ringraziare l’abnegazione di una categoria, quelle delle infermiere, di cui George sentiva di avere un debito di gratitudine. E l’infermiera, che abbiamo detto non essere un’infermiera, chi era in realtà? E, soprattutto, come reagì?
L’infermiera baciata dal marinaio
Greta Zimmer Friedman è il nome della presunta infermiera, baciata da George Mendonsa. Come rivela il suo cognome, Greta non era di origini americane, bensì ebraiche austriache. Nel 1939, all’età di quindici anni, Greta emigrò negli Stati Uniti con le due sorelle minori: Josefin e Bella.
Le tre ragazze riuscirono a fuggire dalle persecuzioni naziste di cui, invece, furono vittime i genitori. Entrambi morirono, infatti, nei campi di concentramento. Negli Stati Uniti le tre sorelle si ricostruirono una nuova vita, cercando di dimenticare le sofferenze inflitte dal Terzo Reich. Nella sua nuova patria, Greta frequentò l’ex Central Needle Trades School, l’attuale Fashion Institute Tecnology. Dopo il diploma incontrò una ragazza sua coetanea che faceva l’assistente in uno studio dentistico. Così decise di cimentarsi anche lei in questa professione e sospendere gli studi.
Quel fatidico 14 agosto 1945, dopo il rientro dalla pausa pranzo dei suoi capi, Greta raggiunse Times Square. Il cuore di New York si trovava a pochi passi dallo studio dentistico in cui lavorava. Voleva capire se le voci che circolavano già dal mattino in merito alla fine della guerra fossero vere, per riferire tutto ai suoi titolari.
Una volta arrivata, vide subito un cartello luminoso con su scritto: “V-J Day V-J Day” e un’enorme folle urlante ed euforica. Greta si stava guardando intorno, quando un giovane marinaio l’afferrò e la baciò senza dire una parola. Nonostante quel gesto avesse colto Greta di sorpresa, la ragazza lo reputò un modo per ringraziare Dio della fine della guerra e una manifestazione di gioia.
Senza scomporsi, Greta rientrò in fretta e furia allo studio dentistico per confermare la buona notizia ai suoi capi. Questi decisero subito di cancellare tutti gli appuntamenti e chiusero gli uffici. Così Greta ritornò a casa, ignara di essere stata co-protagonista di uno degli scatti più celebri di tutti i tempi.
L’identificazione del marinaio e dell’infermiera del bacio di Times Square
George e Greta scoprirono di essere stati paparazzati diversi anni dopo, quando videro la fotografia e si ricordarono entrambi di quell’episodio. Tuttavia, solo nel 1980 Greta incontrò di nuovo George a Times Square, in occasione di una sorta di rievocazione di quel bacio. L’evento fu organizzato dalla rivista Life, su cui era stato pubblicato il celebre scatto come immagine di copertina del 21 agosto 1945. Sullo sfondo campeggiava un cartello con su scritto: “It had to be you” (“Dovevate essere voi”).
L’identificazione dei due protagonisti fu un processo abbastanza lungo, tortuoso e controverso. Infatti, la foto diventò così popolare che furono numerose le persone che nel corso degli anni rivendicarono di esserne i protagonisti. Ci furono almeno venti uomini e tre donne.
Nel caso di George, fu lui stesso a fornire prove inconfutabili che lo identificarono come il marinaio del bacio, a partire dalla grandezza della mano fino alle cicatrici e al tatuaggio sul braccio destro, ben visibili nella foto originale. Inoltre, la tecnologia del riconoscimento facciale 3D avvalorò la sua identità.
Per quanto riguarda l’infermiera, ancora prima dei vari accertamenti e studi scientifici, George individuò in Greta la ragazza che baciò. Scartò le altre pretendenti per via dell’altezza. Inoltre, immagini che ritraevano Greta in quel periodo, con la stessa uniforme e pettinatura della foto del 14 agosto 1945, furono ulteriori prove.
Né la rivista Life né il fotografo Alfred Eisenstaedt si pronunciarono mai in maniera chiara e definitiva sui due soggetti ritratti. Nulla servirono le lunghe ricerche, gli annunci e i vari incontri con i veri protagonisti dello scatto e presunti tali per convincerli. Per questa ragione, George decise di intraprendere un’azione legale contro la rivista Life, per ottenere il tanto agognato riconoscimento.
Che cosa rappresentava la foto del bacio di Times Square
Per George, la foto divenne sia una questione di principio, di orgoglio che di famiglia. Il fatto che nel celebre scatto, simbolo della fine della guerra, fosse ritratto un membro del cacciatorpediniere The Sullivans era fondamentale. Rappresentava un omaggio nei confronti di tutti coloro che avevano combattuto a costo della propria vita. Tra loro c’erano anche i cinque fratelli Sullivan, a quali era dedicata la nave sui cui George aveva prestato servizio.
Inoltre, il celebre scatto gli permise di ricongiungersi con i suoi cugini in Venezuela. Fu un evento eccezionale, dopo che suo padre tentò in vano per oltre settantacinque anni di ritrovare il fratello più piccolo, disperso durante una missione coloniale in Africa.
E per la coprotagonista dello scatto che cosa rappresentava quella foto? Greta sviluppò una profonda sensibilità artistica, tant’è che si laureò in Arte nel 1981, lo stesso anno dei suoi due figli. Per lei l’immagine era l’opera di un artista ed era merito del fotografo se lo scatto diventò un’icona. A suo avviso, lei e George si trovarono semplicemente nel posto giusto, al momento giusto.
In effetti, secondo Alfred Eisenstaedt quello scatto fu proprio il risultato della combinazione perfetta di una serie di elementi che attirarono la sua attenzione. Con la sua Leuca M3 venne inviato da Life a Times Square il 14 agosto 1945. Il fotografo intravide tra la folla un marinaio afferrare e baciare qualunque donna gli capitasse a tiro.
A tal proposito, viene spontaneo chiedersi: “Quindi George baciò più ragazze, non solo quella che credeva essere un’infermiera?”. “Era proprio George o c’erano altri marinai baciatori?”. Rimarremo nel dubbio: George dichiarò di aver preso l’iniziativa solo con l’infermiera. Greta, da parte sua, non notò se il marinaio ripeté il gesto con altre donne. Immagini dell’epoca ritraggono altre persone baciarsi non solo a New York, ma un po’ in tutto il Paese, marinai compresi. Forse è questo il motivo per cui così tante persone si presentarono come i due protagonisti della foto? Chi lo sa!
Ad ogni modo, Einsestaed superò il marinaio, voltandosi a destra e a sinistra, senza mai trovare una composizione che lo convincesse.
A un certo punto, il suo occhio si soffermò su qualche cosa di bianco: era la divisa dell’infermiera che il marinaio prese e baciò. Se la ragazza avesse indossato degli abiti scuri oppure se il marinaio avesse avuto l’uniforme bianca, Einsestaed non avrebbe mai scattato alcuna foto. L’inviato di Life immortalò quell’istante con quattro immagini. Tra queste scelse quella che riteneva fosse la più bilanciata sia per la posa che per il contrasto bianco e nero nonché per lo sfondo.
Lo stesso bacio attirò l’attenzione di un altro fotografo: Victor Jorgensen, che lo fotografò da un altro punto di vista, non frontale ma laterale. La sua fotografia uscì il giorno dopo sul New York Times, ma non ottenne lo stesso successo di quella di Einsestaed.
Bacio marinaio e infermiera: a te la penna!
Dopo averti rivelato la storia vera e propria del bacio di Times Square, mi piacerebbe condividere con te una storia diversa che mi è venuta in mente, guardando questa foto. È solo ed esclusivamente frutto della mia fantasia. La considero un piccolo esercizio di scrittura per tenere allenata la penna con un po’ di Storytelling. Siccome si parla sempre molto di più del marinaio, tant’è che la foto viene spesso ricordata come The Kissing Sailor, ho pensato di ribaltare il punto di vista e di lasciare molto più spazio alla co-protagonista. Buona lettura e ci vediamo al termine della storia per un esercizio.
Bacio marinaio di Times Square: la storia immaginaria
14 agosto 1945 New York – Il colpo di fulmine
Come ogni giorno, Greta andò al lavoro nello studio dentistico a un paio di isolati da Times Square, nel cuore della Grande Mela. Già dalla mattina presto, giornali e radio trasmettevano messaggi che facevano ben sperare: la fine della guerra era vicina. E a quel punto le cose sarebbero finalmente andate meglio per lei, per tutti.
Greta ne era convinta mentre indossava la sua divisa bianca immacolata e si sistemava i capelli, per iniziare il suo servizio. Nella sala d’attesa, c’era un insolito chiacchiericcio, come se i pazienti fossero al mercato più che dal dentista, troppo presi a mormorare per lamentarsi del mal di denti. E il brusio si era ben presto propagato da una stanza all’altra, dalla segretaria, all’assistente fino ai dottori.
Greta continuava a lavorare a testa bassa: c’era troppo da fare. Con i suoi ventun anni, era la più giovane, nonché l’ultima arrivata, e non voleva certo essere ripresa dai suoi superiori. Le piaceva quel posto: la faceva sentire importante, utile e indipendente.
Mentre stava preparando con cura tutti gli strumenti, la porta si spalancò. Greta non fece in tempo a capire cosa stesse succedendo che si ritrovò in strada nel bel mezzo di una fiumana umana tra canti, urla, applausi, fischi, pianti e risate. Non poteva credere ai suoi occhi e alle sue orecchie. Era tutto vero: finalmente il Giappone si era arreso e la guerra era finita!
Per la gioia, la gente abbandonò in fretta e furia quello che stava facendo in quel momento. Poco importava se fosse al lavoro, in casa, in chiesa o a scuola. I newyorkesi si riversarono lungo i viali della loro città, per festeggiare quello che era diventato il giorno più bello della loro vita.
Era una nuova vita, una rinascita dopo l’orrore di quella guerra combattuta in Europa e poi arrivata anche sul suolo americano. Come dimenticare quella maledetta domenica di dicembre di quattro anni prima a Pear Harbor, quando il Paese si svegliò per piombare nel suo incubo più grande.
Greta si lasciò guidare da quel flusso di persone senza meta, mentre affioravano nella sua mente uno dietro l’altro i ricordi della sua vita nell’ultimo periodo. Era rapita dai quei pensieri sfuggenti come i volti delle tante persone su cui si posava per una frazione di secondo il suo sguardo assente.
A un certo, però, Greta iniziò a vedere solo l’asfalto e una moltitudine fitta di piedi e gambe, che spuntavano ovunque. Non sentiva più nulla né del suo corpo né di tutto ciò che la circondava, a parte il suo respiro sempre più affannoso. Raccolse tutta la forza che le era rimasta e cercò di rialzarsi. In quell’istante, Greta sentì una mano afferrarla per le braccia prima che rischiasse di perdere l’equilibrio.
Sollevo lo sguardò e trovò di fronte a lei un giovane marinaio, alto, robusto con i capelli neri e gli occhi scuri, profondi, vispi. Quel ragazzo le sorrise e, prima di presentarsi, si assicurò subito sulle sue condizioni. Nonostante la caduta e l’enorme imbarazzo, Greta non si era mai sentita meglio. In tutta quella folla, George era stato l’unico ad accorgersi di lei, ad aiutarla con garbo e gentilezza. Le sembrava quasi di essere la protagonista di uno di quei romanzi rosa, che leggeva la sera un po’ per addormentarsi e un po’ per prendere in giro le sue sorelline, inguaribili romantiche.
Ma questo era il mondo reale e Greta doveva rientrare in studio, per poi andare a casa. George le porse il braccio e si offrì di accompagnarla. Greta accettò quell’invito un po’ riluttante e allo stesso tempo entusiasta. In fondo, il bel marinaio era uno sconosciuto: faceva bene a fidarsi?
I dubbi si dissolsero a colpi di conversazione, tra sorrisi, risate e battute divertenti. Passo dopo passo, si fecero largo tra la gente e si fermarono un attimo, attirati dalla musica. Un paio di musicisti si erano radunati per festeggiare la bella notizia e attorno a loro si erano formate delle coppie intente a ballare.
George si lanciò in qualche passo e Greta, che amava danzare, lo seguì. Al termine di una canzone, si ritrovò nelle sue braccia, a fare una giravolta con casquè. Gli occhi di uno erano negli occhi dell’altra e quel gioco di sguardi creò una breve ma intensa magia, che segnò l’inizio di una grande storia d’amore.
Conclusioni sul Kissing Sailor
Hai letto bene: una storia. Già, perché questa è solo una delle infinite storie che potremmo immaginare, guardando questa foto. In fondo, non c’è limite alla fantasia. Per anni l’immagine del bacio dato dal marinaio all’infermiera ha ispirato una storia d’amore mai esistita. Chissà per quanto tempo le persone continueranno a percepirla come tale. La nostra percezione, ovvero il nostro punto di vista, gioca un ruolo determinante nell’interpretare anche una semplice immagine.
In origine, i giornali su cui gli scatti (sia frontale che laterale) furono pubblicati, nonché i due fotografi, videro rappresentata la fine della guerra. Lo dimostrano i titoli e le descrizioni che ne accompagnarono la pubblicazione. I protagonisti ritratti lo guardarono come un’espressione di incontenibile gioia e di riconoscenza nei confronti di coloro che servirono il Paese.
Col passare del tempo, l’opinione pubblica la interpretò come il simbolo dell’amore romantico. Ai giorni nostri, per chi ignora la storia vera, è ancora così. Secondo altri, invece, è la testimonianza di un atto di violenza nei confronti di una ragazza inerme e non consenziente. Certo, questo episodio fosse accaduto oggi, George avrebbe ricevuto una denuncia, accompagnata da due bei ceffoni. Greta gliene avrebbe assestato uno e la fidanzata Rita un altro. E con quest’ultima, George non si sarebbe più sposato.
Come per l’interpretazione romantica, anche quella violenta non tiene però conto del contesto e di cosa hanno raccontato i due protagonisti l’uno dell’altra e viceversa. Inoltre, non considera il buon rapporto nato tra i due e tra le loro rispettive famiglie dopo la scoperta del celebre scatto. George e Greta si incontrarono di tanto in tanto in occasione di celebrazioni e parate militari, oltre a inviarsi ogni Natale dei biglietti di auguri.
Perciò, non possiamo fare altro che rispettare la loro storia, così come l’hanno narrata in numerose interviste e trarre un importante insegnamento. Abbandoniamoci pure alla fantasia, soprattutto quando vogliamo divertirci, svagarci e allenare il pensiero laterale. Tuttavia, cerchiamo anche di approfondire, a partire dal contesto storico delle vicende. In questo modo, potremo costruirci una nostra opinione, consapevoli dell’esistenza di tante storie, tante verità come di tante fantasie.
A questo punto, spero di non averti influenzato troppo tra storia reale e storia di mia invenzione. Perciò, ti vorrei chiedere: perché non provi anche tu ad allenare la tua creatività e la tua penna, immaginando un’altra storia con protagonisti il marinaio e l’infermiera? Se ti va puoi condividerla nei commenti!
L’articolo si basa sul racconto dei protagonisti del bacio di Times Square:
- Video-intervista a George Mendonsa per l’American Veterans Center
- Trascrizione dell’intervista a George Mendonsa per il Veterans History Project
- Audio-intervista a Greta Zimmer Friedman per Hot Springs Village Voice
- Trascrizione dell’intervista a Greta Zimmer Friedman per il Veterans History Project
- Video-intervista al fotografo Alfred Eisenstaedt per il programma della BBC Master Photographers